TRISTANO CODIGNOLA
(1913
- 1981)
Nacque ad Assisi nel 1913 da Ernesto, il grande pedagogista (di origine
genovese), allora docente nelle scuole secondarie, e da Maria Melli, di famiglia ebraica, laica,
sorella del notissimo pittore.
Il padre si trasferì a Pisa nel 1916 e poi passò a Firenze,
dove era divenuto dal 1923 titolare della cattedra di pedagogia presso
l’Istituto Superiore di Magistero.
Idealista convinto, Ernesto collaborò
con Gentile per l’approvazione e la promozione della radicale riforma
scolastica del 1923, ma, quando man mano la scuola cadde sotto il controllo
autoritario dei fascisti e dei clericali (Concordato del 1929),
abbandonò il filosofo siciliano, pubblicò la rivista Civiltà Moderna, in
contrapposizione alla Civiltà
Cattolica, sostenitrice del fascismo e del clericalismo, fondò la
casa editrice La Nuova Italia, che
era tutto un programma nella stessa denominazione.
Durante gli studi universitari di
giurisprudenza (1931 - 1935), Tristano, attraverso Calogero e Capitini, che
frequentavano l’ambiente della casa editrice paterna, conobbe il
liberalsocialismo, che divenne la sua fede politica per tutta la vita.
I suoi maestri furono Croce, ma soprattutto
Salvemini e Rosselli, che lievitarono e
rafforzarono il suo temperamento portato all’azione intransigente, coraggiosa, tenace, rendendolo sempre capace
di ricominciare, su basi di coerenza e di intransigenza morale, per difendere i
valori di fondo della sua scelta etico - politica.
Tra il 1936 e il 1937 insieme ad Agnoletti,
Francovich, Ramat, Luporini, Furno costituì il gruppo liberalsocialista
fiorentino, collegandolo con quelli di altre città.
Nel 1940 partecipò al convegno di
Assisi di liberalsocialisti e giellisti, per la creazione di un ’Movimento di
rinnovamento politico e sociale italiano’. Il 6 gennaio 1942 casa Codignola fu
perquisita e Tristano fu arrestato con
gli amici del gruppo fiorentino e poi condannato a tre anni di confino.
Aderente del Partito d’Azione dalle origini, Tristano partecipò
nell’agosto 1943 alla fondazione a Milano del Movimento Federalista Italiano.
Fu dirigente della Resistenza fiorentina,
ma deplorò l’uccisione di
Giovanni Gentile, che doveva essere chiamato di fronte ad un solenne
tribunale dell’Italia libera a render
conto delle sue corresponsabilità. Protagonista della vita politica del
Partito d’Azione, diede un contributo decisivo per l’avvento della Repubblica;
fu eletto deputato alla Costituente, impegnandosi con altri compagni come ad
es. Calamandrei e Valiani per immettere
nella carta costituzionale valori giellisti e liberalsocialisti, benchè
cogliesse già allora il peso massiccio
dei partiti di massa
(PCI-DC-PSIUP) e delle loro segreterie nella vita istituzionale (vedi
l’elezione del presidente della Repubblica De Nicola, che era stato
monarchico).
Non accettò la decisione della
confluenza del Partito d’Azione nel PSI, portata avanti da Lombardi, Foa, Lussu
e costituì con Garosci, Calamandrei, Traquandi, Marion Cave Rosselli (la
moglie di Carlo) il ”Movimento d’Azione Socialista Giustizia e Libertà”,
di cui scrisse il ’Manifesto’ nell’ottobre del 1947.
Nel 1948 insieme al gruppo di ”Europa
Socialista”, che aveva come esponente più importante Ignazio Silone, e a
quello di Ivan Matteo Lombardo, uscito dal PSI per la sua subalternità
al PCI, Codignola fondò l’”Unione dei Socialisti”, che partecipò
alle elezioni dell’aprile del 1948 con
il PSLI di Saragat nella comune lista”Unità Socialista”.
Nel 1949 uscì dal PSI anche Romita,
fondando il 'Movimento Socialista Autonomo'.
Tra il 4 e l’8 dicembre 1949 si tenne a
Firenze un memorabile Congresso di riunificazione dei vari movimenti, che
diedero vita al PSU (Partito Socialista Unificato). Come ha detto efficacemente
Alessandro Roveri ”Giungevano a convivenza organizzativa le tradizioni e i
percorsi che, nelle loro diverse, tormentate vicissitudini passate,
rappresentavano l’aristocrazia della sinistra italiana democratica e
progressista, quella che non aveva accettato compromessi né subito ricatti, e
della quale purtroppo il paese, prima ancora che i convitati di pietra del
PSLI, non si dimostrò degno: il liberalsocialismo, l’europeismo
socialista, la tradizione di Turati e di Anna Kuliscioff, l’umanesimo laico,
l’autonomismo socialista, Giustizia e Libertà. E non era per caso che
sulla parete di fondo della sala comunale del congresso campeggiasse un grande
ritratto di Carlo Rosselli.”(1)
Il congresso ebbe un respiro europeo nella
presenza di delegati socialisti dei vai europei e nel tono del dibattito e il
PSU fu accolto, a differenza del PSLI di Saragat, nell’organizzazione
internazionale socialista.
Ha detto
Agnoletti ”Il PSU è stato forse la formazione più
’liberalsocialista’ della storia dei tanti organismi nati e scomparsi del
dopoguerra.”(2) Segretario fu Ignazio Silone, con la appassionata
collaborazione di Tristano.
Ma la pressione dell’Internazionale
Socialista, che aveva escluso il PSI filo - comunista - stalinista e premeva
per l’unificazione delle forze socialiste democratiche e la vittoria delle tesi
fusioniste con il PSLI portate avanti da Romita (che divenne segretario) al
Congresso di Torino del PSU del 27-30 gennaio 1951, con Silone e Codignola in
minoranza, portarono alla nascita il 1 maggio del Partito Socialista Sezione
Italiana dell’Internazionale Socialista (cambiato al Congresso di Bologna del
3-7 gennaio 1952 in PSDI).
Molte federazioni del PSU, come quelle di
Torino, Venezia, Firenze, vicine alle posizioni Codignola-Silone, non
accettarono l’accordo Romita - Saragat e presentarono alle amministrative liste
proprie in opposizione a quelle del PSLI.
Al Congresso di Bologna, le tesi di Codignola
per un socialismo autonomo dal PCI e dalla DC ebbero la maggioranza, ma furono
boicottate e poi capovolte nel Congresso di Genova dell’ottobre 1952, dove fu
approvata la sostanziale subalternità alla DC ed alla proposta
elettorale maggioritaria (la famosa legge-truffa).
Per la sua battaglia di oppositore il 23
dicembre 1952 Codignola fu espulso dal PSDI e Calamandrei lasciò lo
stesso partito per solidarietà con l’amico. Dice ancora Roveri ”Vero
Sisifo del socialismo, Codignola fondò il 5 gennaio 1953 il quindicinale
‘Nuova Repubblica’; poi a Vicenza, il 1 febbraio 1953, diede vita al 'Movimento
di Autonomia Socialista' e si mise a viaggiare per tutta l’Italia per vedere di
organizzare la resistenza contro la legge - truffa.”(3)
Nell’aprile Ferruccio Parri, in segno di
protesta per lo scioglimento del Senato e della prossima vicenda elettorale
maggioritaria, lasciò il Partito Repubblicano Italiano e insieme a
Codignola fondo il movimento di ‘Unità Popolare’, che presentò
candidati in tutte le circoscrizioni in cui potè avere forza per farlo.
Fu una vicenda politico - elettorale
tumultuosa, ma esaltante per tutti quelli che vi aderirono e, benchè
nessun candidato, come scontato, fu eletto, i 171.000 voti furono determinanti
per non far scattare il meccanismo della legge - truffa a favore della
maggioranza apparentata (DC-PLI-PRI-PSDI). L’evoluzione autonomista del PSI e
il distacco dal PCI, specialmente dopo i fatti di Ungheria del 1956, portarono
Codignola all’impegno nel Partito di
Nenni e dal 1959 gli fu affidata la guida della politica scolastica.
Fu deputato per diverse legislature.
La stagione del centro-sinistra è
stata la più importante dal punto delle riforme nella storia
repubblicana: si pensi ad es. all’istituzione della scuola media unica, alla
scuola materna statale, al divorzio, alle Regioni, allo statuto dei lavoratori.
Codignola fu in primo piano nelle battaglie per queste fondamentali conquiste
di crescita civile e sociale del paese.
La sua antica e coerente posizione di
alternativa di sinistra alla DC fu osteggiata sia all’interno del PSI, sia dal
PCI, impegnato in operazioni di ‘compromesso’ esplicito e quotidiano con la DC,
visto non più come un partito dominato in maggioranza da forze
reazionarie, ma diventato improvvisamente soggetto politico popolare e
democratico, col quale ogni intesa era possibile.
Codignola aveva colto in profondità i
processi di degrado politico e morale in cui era caduto il PSI, specialmente
dopo l’avvento alla segreteria di Craxi, con la complicità anche dei
quarantenni lombardiani.
L’isolamento di Codignola cominciò
già nella sua Firenze, al congresso provinciale del 1977.
Quando vide il partito coinvolto nella P2 e
nell’affare Calvi, non ne potè più e scrisse nel 1981 un ’Appello ai socialisti’,
affinchè gli iscritti si rivoltassero contro le degenerazioni craxiane
del socialismo.
Come dice Roveri ”Per tutta risposta, Craxi
ordinò e la Commissione Centrale di Controllo ratificò
l’espulsione dei firmatari dell’appello, tra cui, oltre ad Enriques Agnoletti,
Antonio Greppi e Franco Bassanini. Codignola non demorse. Controrispose
fondando la ”Lega dei socialisti” (4). Ricominciò daccapo, come agli
inizi della sua nobile e commovente milizia liberalsocialista, a tessere le
fila del collegamento di amici e gruppi.
Morì alcuni mesi dopo, all’improvviso,
sul campo, mentre a Bologna dava vita alla locale ’Lega socialista’.
1) A. Roveri, Il socialismo tradito, La Nuova Italia,1995, pp.84 - 85. Il libro,
preziosissimo e coraggioso, è dedicato ’alla memoria di Tristano
Codignola’.
2) E. Enriques Agnoletti, Tristano Codignola e il liberalsocialismo,
in ’Il Ponte’, gennaio - febbraio 1986, p.14
3) A.Roveri, op.cit., p.130.
4) ibidem,
p.159.
Profilo
curato da Nicola Terracciano